Uso dei Fiori di Bach nella terapia di fondo dell’Omotossicologia

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L’Omotossicologia (come molti sanno) è una branca dell’omeopatia unicista, secondo alcuni è un ponte tra l’omeopatia classica e l’allopatia.

Si basa sul concetto che la noxa delle malattie risiede nelle tossine (da qui il nome), per cui curare significa principalmente far eliminare tossine, e questo lo si ottiene soprattutto con composti chiamati "drenanti".

Per "drenaggio", in omotossicologia, s’intende, infatti, l’eliminazione di tossine.

Per Reckeweg la malattia è un tentativo di ristabilire l’omeostasi: l’organismo per difendersi utilizza la “grande difesa”, con la quale tenta di eliminare ciò che riconosce come estraneo. Essa si divide in: sistema reticolo endoteliale, meccanismo adenoipofisi-corteccia surrenale, sistema di riflesso neurale, funzione disintossicante del fegato, e azione disintossicante del tessuto connettivo.

Da un certo punto di vista l’omotossicologia è più semplice dell’Omeopatia Unicista:  non è necessario trovare subito il simillimum, in quanto nel composto vi sono svariati rimedi, e tra questi vi saranno probabilmente quelli adatti al caso  se non è così significa che abbiamo proprio sbagliato tutto!).

E’ come se l’omotossicologia usasse un fucile a pallini, mentre l’omeopatia un solo colpo di pistola, permettetemi il paragone.

Un grande aiuto ci viene anche dalla  tavola delle omotossicosi, cioè le principali patologie umane classificate a seconda delle fasi, a sinistra con patologie lievi (fasi umorali), a destra con quelle più gravi e croniche (fasi cellulari).

 

I farmaci omeopatici sono davvero tanti…

  • I composti semplici si usano in genere nelle patologie acute avendo basse diluizioni, e sono perciò molto maneggevoli.

  • Gli homaccord, sono composti da 3 o 4 rimedi che hanno appunto un accordo di potenza (da una molto bassa ad una alta), e perciò si usano a vari livelli funzionali, sia nell’acuto che nel cronico.

  • I nosodi, le “chiavi d’oro” dell’omeopatia, sono preziosi alla fine di una patologia e soprattutto nelle malattie croniche (ricordiamo che anche il grande Bach all’inizio era un omeopata, e scoprì alcuni importanti nosodi).

  • Gli allopatici omeopatizzati, ottimi nelle malattie iatrogene. I catalizzatori intermedi, che compensano i danni al metabolismo intermedio.

  • Gli organi di suino, fulcro della terapia di Reckeweg, si usano esclusivamente nel cronico, ed hanno la funzione di stimolare l’organo umano corrispondente.

  • Gli omotossicologici propriamente detti: quelli di stimolo generale aspecifico (senza organo di suino, da usare sia a  destra sia a sinistra), e quelli tissutali (con organo di suino, da usare solo a sinistra).

  • Ed infine i Rimedi Unitari, sempre in accordo di potenza. L’accordo di potenza (in genere da D3 fino a D200) è molto utile perché evita l’aggravamento omeopatico, ed inoltre facilita le cose, in quanto funzionerà solo la diluizione esatta.

Anche nella terapia omotossicologica, però, dopo aver drenato per bene ed usato tutti i rimedi del caso, alla fine se si vogliono ottenere risultati davvero duraturi occorre andare al nocciolo del problema e "colpire al cuore” con un rimedio unico ad alta potenza (questo almeno nelle malattie croniche, nell’acuto basta la semplice terapia omotossicologica).

Il problema perciò si rimanda solo nel tempo, la terapia di fondo occorre in ogni modo farla…

Ed ecco che, se vi sono difficoltà, possono venire in aiuto i nostri "piccoli amici" di Bach.

Con un tale armamentario terapeutico sembra strano cercare altri rimedi, però i nostri amati fiori hanno una dote unica: la semplicità… Trovare il cocktail di fiori adatti è senz’altro più semplice e facile, considerando che Bach stesso consigliava ai pazienti di autocurarsi, per lo meno per i problemi meno gravi.

Anche un omotossicologo non espertissimo nel rimedio unico può quindi usarli tranquillamente, sicuro di fare comunque una terapia di fondo ed evitando (o per lo meno rimandando) di trovare il simillimum.

C’è da dire inoltre che il rimedio omeopatico ad alta potenza (per agire sul mentale), se non appropriato, può creare delle perturbazioni che non si hanno con i fiori (se non sono quelli giusti tutt’al più non hanno effetto…).

Inoltre non esiste alcuna incompatibilità tra fiori e omeopatici, per cui possono essere usati tranquillamente insieme sfruttando anzi il loro sinergismo. Insomma sembrano fatti proprio per aiutare l’omotossicologo nei momenti di difficoltà.

 

Dr. Silvano Zanghi, medico omeopatico, floriterapeuta. E-mail: fnfnza@tin.it