Recensione di Davide Tolu

Lo dirò subito: questo libro mi piace. Non perché tratti (anche) un argomento a me caro - il transgenderismo e lo scardinamento del binarismo di genere - ma perché sprizza voglia di vivere, allegria e coraggio. È uno stimolo a lasciarsi andare, sull’esempio di Leila, con divertimento e senza paura: perché siamo sempre protetti, che ce ne rendiamo conto o no. Già. La cosa che maggiormente mi colpisce, di questa storia, è la sua profonda spiritualità, il suo carattere interdimensionale. La vita di Leila - che incredibilmente è una persona reale e non il personaggio di una fiaba, a dimostrazione che la realtà supera sempre la fantasia - è raccontata da un punto di vista privilegiato e ultraterreno, da quel Nulla o Tutto in cui non c’è giudizio e le vicende umane non hanno niente dello spessore tragico che noi miopi mortali gli attribuiamo. «Se gli angeli non hanno sesso, la problematica trans non si pone»: è con questa ineffabile leggerezza, con questa cristallina leggiadria che le avventure di Leila si pongono di fronte ai nostri occhi di meravigliati lettori. Nessuna tragedia. La nostra eroina va avanti nella vita spostandosi nel tempo e nello spazio inattaccabile agli eventi. Sfugge ai pericoli mortali, agli abbandoni, ai rifiuti, nulla sembra toccarla e ovunque vada, come una specie di fata della primavera, regala il sorriso dei suoi occhi grigioverdi. Fardelli pesanti come l’adozione, il rimbalzare da una famiglia all’altra, la confusione identitaria e la transizione, il pellegrinaggio di città in città, da un capo all’altro del mondo alla ricerca di radici e di casa: tutto sembra non avere peso per lei. Siamo di fronte a un essere libero, e certamente protetto. Da un angelo?

    Leila è un essere plurale: intersessuale, transgender, donna, brasiliana, italiana. Ma anche Liliana lo è, anche lei ha il cuore in almeno due mondi: l’Argentina e l’Italia; la sua attenzione per l’insolito, per tutto ciò che esce dagli schemi, ne fa un essere fuori dagli schemi stessi, alla ricerca della Verità, di ciò che è veramente importante e che si cela aldilà delle gabbie culturali e sociali. Come Conrad, Beckett, Kristof, Liliana ha scelto di scrivere in una lingua d’adozione. È un onore per la lingua italiana.

    Leila e Liliana, due donne piene di talento e bellezza che hanno scelto l’Italia come loro seconda patria. Hanno arricchito questo Paese e le vite di tutti coloro che le conoscono. Fortunato chi potrà incontrarle nella propria strada. www.davidetolu.it