|  Dieci anni fa, dopo una 
      serie di episodi psicotici fui diagnosticata come “maniaco – depressiva” e 
      mi fu detto che avrei dovuto prendere il litio per il resto della mia 
      vita. Avendo scelto di rifiutare questo trattamento farmacologico mi ritrovai 
      invece su un sentiero di scoperta personale. E ciò che cominciò per me 
      come una ribellione contro i trattamenti psichiatrici usuali, divenne un 
      eccitante processo di apprendimento attraverso il quale imparai un 
      nuovo modo di interpretare i miei sintomi e sviluppai spontaneamente dei 
      metodi per curare me stessa.
 Infernali esperienze di ospedalizzazione mi lasciarono con poca fiducia 
      nei moderni trattamenti psichiatrici. Come paziente ero danneggiata 
      dall’aiuto psichiatrico, chiusa in stanze vuote, trattata con terapia 
      convulsivante e trattata con una miriade di altre maggiori o minori 
      aggressioni.
      Contro il mio volere  fui forzata a prendere farmaci che causavano molti 
      effetti spiacevoli incluso parkinsonismo, fotofobia e sete eccessiva.
 Sebbene la malattia maniaco depressiva sia considerata di origine 
      biochimica, questo trattamento di approccio violento sembra spiegato con 
      l’influenza freudiana; il selvaggio maniaco inconsapevole deve essere 
      controllato e riportato alla sottomissione con farmaci e contenimenti.
 Mentre il farmaco litio è il trattamento di scelta della maggioranza degli 
      psichiatri, il meccanismo attraverso il quale questo farmaco sembra 
      lavorare non è noto.
      Sebbene lodato come la panacea per la psicosi maniaco depressiva, il litio 
      è una sostanza tossica e può causare una miriade di reazioni negative che 
      vanno dalla diarrea alle convulsioni.
      Inoltre, mentre esso può smorzare le oscillazioni estreme, prendere il 
      litio non è un assicurazione che le oscillazioni dell’umore cessino.
 Soggettivamente, tutti i farmaci, compreso il litio, mi facevano sentire 
      peggio. Mentre mi curavo sperimentavo difficoltà di concentrazione. In 
      aggiunta il litio sembrava uccidere la mia creatività. E a livello emozionale 
      mi sentivo intirizzita; sembrava che stessi guardando il mondo 
      attraverso un vetro appannato al di fuori della portata di me stessa e 
      del mio ambiente.
 Poiché non mi veniva fornita la spiegazione che all’origine dei miei 
      problemi c’era uno squilibrio chimico, non vedevo il motivo per cui 
      prendere un farmaco; i farmaci mi causavano disagi e certamente non 
      risolvevano i miei apparentemente opprimenti conflitti inconsci.
 
  Quando il mio medico mi disse che non c’era niente che egli potesse fare 
      per me se non avessi preso il litio, capii di essere da sola con questo 
      problema. L’idea che sono responsabile della mia cura mi divenne chiara 
      e nella sostanza divenni il medico di me stessa. Cominciai con il chiedermi: che cosa significa l’etichetta maniaco 
      depressivo e disordine bipolare? E scoprii che questa diagnosi è usata per 
      descrivere sintomi che comprendono ampie fluttuazioni in ciò che 
      generalmente viene definito umore. Mentre i cambiamenti d’umore possono 
      portare dalle estreme vette della mania alle profondità di una depressione 
      suicida, più moderati su e giù sono spesso diagnosticati come depressione 
      maniacale.
 Al momento gli psichiatri non sono ancora pervenuti ad una conclusione 
      riguardo alle cause di questo problema. Mentre ci sono i restanti 
      superstiti dell’influenza freudiana che affermano che la depressione 
      maniacale sia causata da irrisolti conflitti inconsci, trovo che ora la 
      maggior parte dei medici concordi sul fatto che questa sia una malattia 
      causata da squilibri biochimici all’interno del corpo (Fieve, 1975).
 Inizialmente inconsapevole degli aspetti chimici, cominciai il mio auto-trattamento concentrandomi sugli aspetti emozionali della mia vita. 
      Presumendo che potessi trovare le cause emozionali della mia "follia", 
      cominciai ad osservare le mie emozioni.
 Attraverso un serrato automonitoraggio,  presto scoprii che mentre 
      raramente raggiungessi punti di psicosi maniacale o di depressione 
      suicida, c’erano regolarmente leggeri cambiamenti nel mio umore. Sebbene non trovassi una chiara connessione tra eventi che mi rendevano felice 
      o triste e il mio stato generale dell’umore, era invece evidente che gli 
      stress emotivi (positivi e negativi) potevano accentuare i miei "su e giù".
 Credendo ancora che la causa dei miei problemi risiedesse nelle misteriose 
      oscurità del mio inconscio, entrai in psicoterapia per scendere più a 
      fondo nella mia psiche. E sebbene imparai preziose cose su me stessa, 
      le mie occasionali e radicali oscillazioni dell’umore divenivano persino 
      di più un enigma, poiché scoprii che in generale sono una persona 
      psicologicamente sana.
 Nel corso degli anni trascorsi dal mio ricovero iniziale sviluppai una 
      serie di problemi fisici apparentemente non correlati.
      Le varie diagnosi includevano coliti, ipoglicemia, allergie, 
      ipotiroidismo, infezioni croniche e sindrome premestruale.
 Dopo la nascita dei miei due bambini le mie condizioni fisiche 
      peggiorarono sempre più; frequentemente periodi di fatica e di malattia mi 
      lasciavano debilitata.
      Non volendo accettare l’etichetta di ipocondriaca cominciai a cercare 
      indizi delle mie malattie fisiche che cominciavano a combaciare con i miei 
      disturbi emozionali.
 Cominciai a notare che non c’era una chiara separazione tra i miei umori e 
      la mia salute fisica. Per esempio, tendevo ad avere alti e bassi più 
      pronunciati durante la primavera e l’estate, quando più allergeni sono 
      presenti nell’aria. E sperimentavo ogni mese una depressione premestruale 
      ciclica. Notando che i miei alti e bassi sembravano correlati di più al 
      livello energetico che all’umore, cominciai a pensare di avere 
      oscillazioni di energia più che oscillazioni dell’umore.
 Infine l’apprendimento della teoria biochimica rafforzò la mia convinzione 
      sul legame tra il mio corpo e la mia mente.
 Analizzando l’idea che la mania-depressione sia una malattia distinta come 
      il morbillo, il cancro o la peste bubbonica, cominciai a prendere in 
      considerazione la mia intera collezione di sintomi fisici ed emozionali 
      come una parte di una più grande e interrelata “Gestalt”. I miei tentativi 
      di capire queste relazioni mi condussero alle nuove idee nei campi 
      dell’immunologia patologica e della ricerca sullo stress. Le scoperte che feci divennero intimamente connesse con l’auto trattamento dei miei 
      sintomi maniaco depressivi.
 Nel campo dell’ecologia clinica, una nuova branca dell’immunologia, trovai molti paralleli tra i miei sintomi e quelli delle 
      malattie 
      ambientali. Usando il termine allergia in senso lato per significare 
      qualsiasi reazione patologica a qualsiasi sostanza con cui si venga a 
      contatto, il dottor Theron Randolph (1980), un riconosciuto ricercatore in 
      questo campo, sostiene che l’esposizione cronica a fattori allergici può 
      alterare l’umore di una persona e influire sulla sua salute. Secondo il 
      Dr. Randolph, in aggiunta alle allergie ai comuni pollini e muffe, cibi, 
      inquinamento chimico e ambientale possono essere un’ulteriore fonte di 
      problemi.
 
  Se il sistema nervoso centrale è colpito, la risposta allergica del malato 
      può causare sintomi così vari come il manifestarsi di una psicosi oppure 
      leggeri problemi di concentrazione. (Philpott & Kalita, 1980; Randolph, 
      1980). Queste risposte sono menzionate come “allergie cerebrali”. Individui severamente reattivi e con allergie multiple sono detti avere 
      “malattie ecologiche”.
 Randolph (1980) descrive il benessere nei termini di una continuità dalla 
      depressione grave all’omeostasi alla mania.
      Secondo lui, le sostanze a cui ogni persona diviene sensibile 
      funzionano inizialmente nello stesso modo delle droghe, dandogli un 
      iniziale senso di sollievo. L’effetto di rimbalzo crea un down nella forma 
      di una leggera fatica o di comuni reazioni allergiche come naso che cola o 
      tosse insistente.
      Un’esposizione continua, dice Randolph, deteriora la salute del paziente e 
      i su e giù divengono più gravi e debilitanti.
 Una malattia correlata che ha favorito la mia comprensione delle 
      correlazioni tra i miei problemi fisici ed emozionali è la candidosi 
      cronica. L’estesa ricerca del Dr. Orian Truss (1982), ha isolato un 
      lievito ubiquitario patogeno, la Candida Albicans, come un primo agente in 
      molti problemi fisici ed emozionali. Secondo il Dr. Truss, la infezione 
      cronica può causare una moltitudine di problemi fisici, inclusi 
      intolleranze alimentari e chimiche, disordini del sistema endocrino e 
      ripetute altre infezioni. Le tossine del lievito rilasciate nel corpo possono 
      causare varie reazioni cerebrali, così si può divenire sensibili ad altre 
      sostanze come risultato di questa infezione cronica.
 Essendo stata trovata nei cervelli dei pazienti diagnosticati come 
      schizofrenici (Truss. 1984), la Candida è divenuta implicata in casi di 
      severe psicopatologie.
 Aumentando la mia convinzione nella correlazione tra i miei problemi 
      fisici ed emozionali queste idee mi eccitavano. E mettendo insieme le 
      informazioni dentro la struttura del modello dello stress, sviluppai il 
      mio approccio all’autotrattamento.
 Secondo Hans Seyle (1976), lo stress è un gruppo di cambiamenti 
      fisiologici nel corpo di una persona che incidono in particolare sul 
      sistema endocrino e immunitario. E'  divenuto 
      sinonimo di pressione emozionale. Tuttavia lo stress può essere inteso 
      anche per i fattori puramente fisici come l’inquinamento ambientale 
      e una dieta inadeguata.
 Poiché lo stress a quanto pare prelude il processo della malattia, ne 
      consegue che lo stress è anche coinvolto nei disturbi mentali. Ma la 
      supposizione che la malattia mentale sia causata soltanto da stress 
      emozionale è una conclusione illogica.
 Io ho cominciato a pensare che i sintomi primari che divengono presenti 
      nella malattia dipendano da molti fattori quali la genetica, la cultura e 
      la dieta.
 E mentre il processo morboso è lo stesso da persona a persona, la 
      sintomatologia individuale è unica; se una persona sviluppa una malattia 
      del cuore o la malattia “maniaco depressiva”, è una questione individuale. 
      E ciò che può essere stressante per una persona può non esserlo per 
      un'altra.
 In aggiunta, poiché la malattia è un processo che riguarda varie forze 
      interagenti, è errato guardare soltanto ad un sintomo isolato senza 
      guardare l’intero stato di salute individuale, sia emozionale che fisico.
 
  Nel mio caso, credo di avere una tendenza naturale – possibilmente 
      ereditaria – di sviluppare reazioni cerebrali quando, sotto un pesante 
      stress, queste reazioni cerebrali possono trasformarsi in gravi sintomi 
      maniaco-depressivi. Mentre fattori emozionali possono causare stress, 
      questi da soli non sono sufficienti per distruggere la mia omeostasi. 
      Tuttavia, l’interrelazione tra fattori quali infezioni croniche, allergie, 
      così come gli stress emozionali, possono scatenare il mio particolare modo 
      di ammalarmi. Il traguardo di base del mio approccio all’auto-trattamento è controllare 
       
      i più fattori possibili che contribuiscono alla mia malattia.
 Descritto semplicemente come un monitoraggio dello stress, ci sono quattro 
      fasi di base di questo processo.
 
      
      Primo: devo imparare a riconoscere i segni dello stress in me stessa.Secondo: tento di scoprire gli stressors.
 Terzo: decido come ridurre il mio livello di stress.
 Quarto e conclusivo: metto in atto i necessari cambiamenti nella mia vita.
 
      
      Per il mio proposito definisco “stress” la pressione fisica o 
      emozionale e “stressors” qualsiasi cosa che causa stress. E se sviluppo 
      sintomi questo significa che sto avviandomi ad essere sotto stress. I 
      seguenti esempi illustrano questo processo:Le mie oscillazioni dell’umore hanno sempre coinciso con difficoltà del 
      sonno; il più grave viraggio, il maggior problema ce l’ho con il 
      dormire.
 Tenendo sotto controllo i miei alti e bassi ho notato che prima di 
      qualsiasi sostanziale cambiamento nel mio umore, comincio ad avere 
      problemi a dormire. Posso avere problemi nell’addormentarmi, può essere 
      che mi sveglio in mezzo alla notte, o posso avere un sonno agitato e pieno 
      di sogni o incubi. Di conseguenza ho imparato a trattare qualsiasi cambiamento nel 
      mio schema di sonno, come pronto segno d’allarme che vi e’ qualcosa di 
      anomalo con la mia biochimica. Ad un certo punto osservando lo schema dei 
      miei sonni, ho notato che c’era un ciclo settimanale ai miei problemi di 
      sonno. Di domenica, avevo le più grosse difficoltà, abitualmente 
      miglioravo durante il corso della settimana.
 Dopo un poco di studio, mi sono accorta che tutte le domeniche le lenzuola 
      venivano cambiate, ed il profumo del detergente nelle lenzuola appena 
      lavate, era la causa delle mie difficoltà.
      Questo problema nel ciclo del sonno scomparve lavando le lenzuola con una 
      soluzione di carbonato di sodio non profumata. Un altro esempio riguarda 
      tenere sotto controllo il livello della mia attività. Nei miei periodi di iper-energia, 
      cioè ipermaniacali, tendevo ad accumulare ogni sorta di 
      attività. Inevitabilmente, trovandomi sovraccarica e quindi 
      procrastinando, diventavo posseduta da un impulso ossessivo a “concludere 
      le cose”. Alla fine il mio corpo esaurito collassa, lasciandomi depressa 
      esaurita e a letto malata. Ho imparato a prevenire questo ciclo 
      monitorando attentamente il mio livello di attività, non cercando di fare 
       
      più di quello che posso confortevolmente fare con moderata energia.
 Se divento sovrastimolata, un segno premonitore di difficoltà e’ una 
      sensazione “caffeinata” che chiamo “speeding”. Al mio primo accenno mi costringo a prendere una pausa da qualsiasi cosa stia 
      facendo, e mi rilasso. Di solito sdraiandomi ed ascoltando una delle mie 
      cassette rilassanti, ciò e’ sufficiente ad arrestare lo 
      “speeding”. Se non affronto in tempo questo processo, tutto il mio corpo 
      comincia a sentirsi come se stesse sprizzando attività, il mio polso 
      aumenta ed ho grosse difficoltà a calmarmi. Se il processo arriva a questo 
      punto, allora fermo qualsiasi attività e mi tratto come fossi malata - uno 
      o due giorni a letto, leggendo per rilassarmi, magari con un po’ di 
      televisione, ecc. Questo rimedia il problema e la mia energia ritorna 
      normale.
 
  Recentemente ho iniziato il trattamento della Candidosi cronica. 
      Principalmente, questa consiste in una dieta con pochi carboidrati, molte 
      proteine, assumendo una medicina fungicida, per supplementare la dieta con 
      nutrienti specifici adatti a ricostruire il sistema immunitario. Questo 
      trattamento ha aiutato moltissimo la mia salute sia fisica che emotiva. 
      Trovo che lo spazio che ho senza diventare “speedy” o soffrire di altri 
      sintomi, e’ largamente aumentato. Il trattamento della Candida, insieme 
      all’evitare sostanze alle quali sono sensibile, come uova e profumi, e 
      attento monitoraggio dello stress, hanno stabilizzato il mio livello di 
      energia. Non ho più cicli in cui mi sento spinta, per poi cadere 
      completamente esaurita. In più, anche i miei umori si sono stabilizzati: 
      generalmente mi sento contenta, ma non su di giri, occasionalmente triste, 
      ma non depressa. Non è una esagerazione  dire che i cambiamenti che ho fatto riguardano 
      tutti gli aspetti della mia vita. Ho imparato ad osservarmi attentamente 
      per sintomi di over-stress ed ho trovato il sistema per ridurre il mio 
      carico di stress. E ho imparato a riconoscere e ad evitare qualsiasi 
      sostanza o attività che possa influenzare negativamente il mio umore e il 
      mio livello di energia. La cosa più importante è che ho avuto la volontà 
      di assumermi la responsabilità della mia salute. Mentre accetto il 
      fatto che nessuno mi può definitivamente guarire, il prendermi la 
      responsabilità per la mia salute, non vuol dire che debba sopportarne 
      il peso da sola, senza l'aiuto di altri, anzi, è proprio il contrario. Parte 
      dell’essere diventata responsabile della mia salute, significa anche richiedere cure 
      opportune quando ne ho bisogno. Sono grata per l’aiuto dei vari dottori 
      dalla mente aperta, uno psichiatra ortomolecolare ed un ecologista 
      clinico, che mi hanno aiutato sulla strada della salute. Ho imparato a 
      chiedere aiuto anche alla mia famiglia e ho loro insegnato come mi possono 
      aiutare. Dato che sono convinta di avere la forza di influenzare quello 
      che mi capita, e sono altamente motivata a restare sana ed evitare 
      medicinali, ho avuto successo nel portare avanti i difficili cambiamenti 
      nel modo di vivere, necessari per il mio benessere.
 Mentre so di avere una predisposizione per la sindrome ”maniaco 
      depressiva”, so anche di avere un certo controllo su di essa; non devo 
      vivere nella paura degli erratici capricci della mia biochimica. Né devo 
      vivere la mia vita prendendo dei farmaci pericolosi. Mi sono imbarcata in 
      un eccitante processo di auto-scoperta tramite l’occuparmi del mio 
      problema. Ho acquistato acuta conoscenza della sottile influenza 
      dell’ambiente su di me, e ho imparato che posso controllare molti 
      fattori che causano cambiamenti nel mio umore. Lo studiare l’interazione 
      tra la mente ed il corpo è diventato per me un'attrazione. Ed è la mia speranza 
      che gli scienziati comincino a considerare più da vicino il legame 
      corpo/mente, e che venga sviluppata una promozione della salute di persone 
      con "malattie mentali”, più umana dei trattamenti che in definitiva 
      soltanto ne mascherano i 
      sintomi.
 
      
      
      Marta Sanbower. 
      
      Bibliografia1. Fieve, R. Moodswing. New York: William More row & Company, 1975.
 2. Randolph, T. & Moss, R. An Alternative Approach to Allergies. New York: 
      Lippincott & Crowell, 1980.
 3. Truss, O. The Missing Diagnosis. Birmingham, Alabama: C. Orian Truss, 
      M.D., 1983.
 4. Philpott, W. & Kalita, D. Brain Allergies. Connecticut: Keats 
      Publishing, Ins., 1980.
 5. Selye, H. The Stress of Life. New York: McGraw-Hill, 1976.
 Tratto da http://www.laleva.cc/indexital.html
      leggi anche l'articolo su Fiori di Bach e Depressione
 
      Gabbard mostra delle indicazioni per la comprensione psicodinamica della 
		depressione e della mania. Secondo Freud, l'autosvalutazione di questi 
		individui dipende dal fatto che la rabbia è diretta internamente perché 
		il Sé del soggetto si è identificato con l'oggetto perduto. Questa 
		introiezione è l'unico modo per rinunciare all'oggetto. Secondo la Klein 
		la genesi della depressione può essere spiegata come una difficoltà di 
		rielaborazione della posizione depressiva. Il soggetto ha un Super-Io 
		severo in relazione al suo sentimento di colpa per aver mostrato 
		aggressività verso le persone amate. I soggetti sono preoccupati di aver 
		distrutto gli amati oggetti buoni dentro di sé a causa delle proprie 
		avidità e distruttività. Come conseguenza di tale distruzione si sentono 
		perseguitati dai restanti oggetti cattivi mentre si struggono per la 
		perdita degli oggetti buoni. Essi possono sentire
		di non valere nulla per aver trasformato a causa dei propri impulsi e 
		fantasie distruttive i loro buoni genitori interni in persecutori. Le 
		difese maniacali (onnipotenza, diniego,
		disprezzo ed idealizzazione) sono una risposta ai sentimenti dolorosi 
		per la perdita degli oggetti d'amore e sono utilizzate al servizio del 
		recupero e del ripristino degli oggetti perduti
		d'amore, del disconoscimento dei cattivi oggetti interni, del diniego 
		della dipendenza servile dagli oggetti d'amore. Esempi di manifestazioni 
		di difese maniacali: diniego di aggressività o distruttivi verso le 
		altre persone, attitudine euforica in contrasto con l'effettiva 
		situazione di vita, idealizzazione di altre persone o atteggiamento 
		sprezzante, insolente al fine di
		disconoscere il proprio bisogno di relazione. Desiderio di trionfare sui 
		propri genitori in modo da invertire il rapporto madre- bambino. Questo 
		desiderio di trionfo può far emergere
		sentimenti depressivi e di colpa (es.: depressione in seguito ad un 
		successo o una promozione).In sintesi, maniacali e depressione sono due facce della stessa medaglia. 
		Generalmente in tutti questi Disturbi dell'Umore il nucleo del soggetto 
		ha una strutturazione depressiva.
 
 
      
      Guarire dall'ansia, dalle malattie, dal mal di vivere: è possibile e senza 
      ricorrere né a Freud né agli psicofarmaci, una strada che soprattutto i 
      francesi ritenevano inevitabile. La nuova bibbia in Francia è "Guarire", 
      il libro nel quale David Servan-Schreiber rivela i sette pilastri per 
      riconquistare la salute dell'anima e del corpo.Figlio del giornalista fondatore de "L'Express", il professor 
      Servan-Schreiber si è fatto una notorietà negli Stati Uniti, dove con i 
      suoi metodi originali e naturali, che definisce ''medicina integrale'', ha 
      stupito pazienti e cattedratici all'ospedale di Pittsburgh, dove dirigeva 
      il reparto psichiatrico. Agli americani depressi o ansiosi, consigliava di 
      mettersi in casa un bel cagnolino, o un gatto, magari anche un uccello. 
      Per uscire da sé, scaricare l'affetto e far resuscitare l'atrofizzato 
      mondo delle emozioni, così sottovalutato dalla scienza cartesiana.
 Basta un animale domestico per guarire? Non e' così semplice. Il nuovo 
      credo è tutto in "Guerir", volume che Servan-Schreiber ha scritto al suo 
      ritorno in patria - ad appena 40 anni - e ha già venduto in 4 mesi ben 
      140.000 copie. In Francia, il paese europeo con più suicidi di giovani e 
      quello in cui si vendono più psicofarmaci, il ritorno del figliol prodigo 
      portatore della buona novella e' particolarmente benvenuto.
 Stretto fra Cartesio e Freud, il francese non lascia troppo spazio alla 
      fantasia nella cura dei propri acciacchi fisici e interiori. I sette 
      pilastri di Servan-Schreiber vanno dall'imparare a svegliarsi al mattino 
      al profondo respiro che regola i battiti del cuore, da precise scelte 
      dietetiche all'''integrazione neuro-emotiva attraverso i movimenti 
      oculari''. Tutto con ampia documentazione delle esperienze fatte in prima 
      persona dal medico francese in terra americana curando corpi e anime.
 Il principio base è che il corpo, lasciato in secondo piano da Freud, ha 
      le sue ragioni e reclama diritti e un posto d'eccezione. A molte 
      discipline un po' naif, esuberanti, creative e New Age made in California, 
      Servan-Schreiber ha posto il suo marchio scientifico: sono provate e 
      dimostrate, né più né meno come i farmaci di cui ci fidiamo ciecamente. La 
      dieta? Se vuoi vincere la depressione devi affidarti agli omega-3, gli 
      acidi grassi presenti nel pesce e nelle verdure. Le emozioni? Impara a 
      viverle tutte, non sopprimerle ma coltivale e inseguile, cerca l'emotività 
      ''sociale'', la capacità di prendere decisioni, la simpatia. Ma se 
      arrivano non disdegnare neppure imbarazzo o senso di colpa.
 Ipnosi, yoga e altre discipline ormai ben note vengono rivisitate con 
      coerenza scientifica implacabile. Una, in particolare, sembra poter 
      regalare sollievo a stuoli di persone che vivono il loro dramma in 
      solitudine: le vittime di stupri o violenze, di attentati, di catastrofi 
      naturali, quelli che non ce la fanno nemmeno a raccontare perché vivono un 
      dolore troppo forte. Tutti loro possono essere aiutati dall'EMDR, una 
      tecnica di rieducazione dei movimenti oculari involontari. Perché, è ormai 
      certo, il trauma si annida come una cisti nelle pieghe del cervello 
      riportando la vittima all'atrocità del momento trascorso. Rieducando il 
      movimento della pupilla, si stimola il paziente ancorandolo alle 
      sensazioni presenti e sciogliendolo per sempre, in poche sedute, 
      dall'incantesimo del dramma vissuto.
 (ANSA).
 
 
			
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												|  Depressione
												
												
												(da Riza Psicosomatica) 
													
													
													Una crisi che vuol farci 
													rinascereLe cause della depressione 
													sono di solito un insieme di 
													più fattori che convergono a 
													produrre la crisi: 
													esistenziali, 
													affettivo-relazionali, 
													biologici  e genetici. Ognuno 
													di noi può vivere una crisi 
													depressiva nell’arco della 
													vita, ma alcuni sono più 
													predisposti di altri, sia 
													per fattori sia genetici
 sia 
													relativi alla storia 
													personale. 
													In generale, ogni situazione 
													che produce un senso di 
													perdita (in ogni ambito) può 
													innescare la crisi se giunge
 in un momento di fragilità 
													emotiva: per esempio,
													un lutto, il periodo dopo 
													il parto, il pensionamento, 
													la menopausa, il matrimonio 
													di un figlio,
 una 
													separazione, la perdita del 
													lavoro, una malattia.
 
 Sono quattro i 
													simboli-chiave legati 
													alla depressione:
 
													
													–Perdita. Ogni depressione, 
													almeno nelle fasi iniziali, 
													esprime sempre la reazione 
													alla perdita di qualcosa che 
													era sentito come vitale e 
													indispensabile. Il lutto, che noi riconosciamo solo 
													come periodo di dolore per 
													la morte di una persona 
													cara, è anche il 
													ripiegamento di chi sente di 
													aver smarrito un pezzo della 
													propria anima. 
													Ciò può avvenire per 
													situazioni anche molto 
													diverse fra loro e talora 
													assolutamente non visibili a 
													chi sta intorno. In 
													generale, la perdita 
													riguarda uno o più dei 
													seguenti elementi: un 
													importante legame affettivo, 
													un contesto sentito come 
													“casa”, un ruolo in cui si 
													era fortemente
 identificati, 
													il senso della vita che si 
													sta conducendo, un’immagine 
													valida di se stessi, la 
													possibilità di esprimersi in 
													modo autentico. La 
													sensazione è quella di aver 
													perso l’aggancio con la 
													realtà, il ponte con la 
													vita: il disinteresse e 
													l’apatia indicano che il 
													cervello, al momento,
 non 
													trova più stimoli, e al 
													contempo lo proteggono, 
													impedendogliela, 
													dall’esposizione inopportuna 
													alle consuete azioni e agli 
													incontri quotidiani.
 
 –Crisi. Si interrompe così 
													il continuum dello stile di 
													vita precedente: niente 
													potrà più essere esattamente 
													come prima. Quello che 
													costituiva un equilibrio – 
													stabile e felice, oppure 
													precario e sofferto – ora 
													non c’è più. Ma se la morte 
													di una persona cara 
													(genitore, partner, figlio, 
													amico) è un evento 
													extra-ordinario per la 
													profondità e la vastità 
													delle sue valenze, e come 
													tale richiederà un processo 
													molto particolare di 
													elaborazione
 e di 
													“riparazione” (quando 
													possibile), tutte le altre 
													crisi, sia quelle originate 
													da eventi esterni 
													indipendenti dalla nostra 
													volontà sia quelle sorte 
													dalla nostra interiorità, si 
													presentano al contempo come 
													perdita e come opportunità, 
													anche se nel momento della 
													caduta dell’umore e della
 forte sofferenza si 
													percepisce solo il primo 
													aspetto. La crisi spazza via 
													un modo di essere. Ci 
													obbliga a fermarci. Ci 
													lascia nel buio e nel vuoto 
													del non senso. Ci impedisce 
													di proseguire sulla strada 
													che stavamo seguendo ma non 
													ce ne indica una nuova. Ci 
													fa sentire tagliati fuori 
													dal mondo, senza farci 
													intuire dove finisce il 
													tunnel. Vissuta solo così, 
													la depressione non può 
													compiere fino in fondo la 
													“missione” per la quale è 
													venuta, cioè trasformarci. 
													Lasciata a metà strada 
													rischia di diventare cronica 
													e di bloccare davvero la 
													nostra vita.
 
													–Trasformazione e rinascita. 
													Se però si riesce a 
													osservare il processo 
													depressivo nel suo insieme, 
													ecco che gradualmente emerge 
													l’aspetto creativo della 
													crisi. La depressione 
													infatti esprime il grande 
													tema della morte-rinascita 
													presente a ogni livello 
													della natura.In natura tutto ciò che 
													nasce o rinasce lo fa al 
													buio, in silenzio, nel 
													segreto, dopo un periodo di 
													oscuramento/gestazione: il 
													bimbo nella pancia della 
													mamma, la farfalla nel suo 
													bozzolo, il seme nelle 
													profondità della terra; e 
													ancora, la “primavera dopo 
													l’inverno”, l’opera d’arte 
													nell’atelier di un pittore. 
													Perfino le stelle collassano 
													– cioè “cadono in 
													depressione” – per poi 
													rinascere in altre forme. 
													Questa legge, per la quale 
													una creazione deriva sempre 
													da una “morte” (perdita, 
													disagio, ripiegamento), vale 
													anche per l’ambito 
													esistenziale: nella vita le 
													scelte e i cambiamenti 
													fondamentali che facciamo 
													nascono sempre da un più o 
													meno lungo momento di crisi, 
													nel quale il vecchio schema 
													si spezza e fa spazio al 
													nuovo, che deve ancora 
													configurarsi ma che in 
													realtà, in modo embrionale, 
													è già presente nelle 
													premesse che hanno prodotto 
													la crisi stessa. La crisi 
													depressiva è al contempo 
													dolore, sofferenza e – su un 
													piano organico – alterazione 
													chimica dei 
													neurotrasmettitori; ma la 
													depressione è anche una vera 
													e propria capacità del 
													cervello che indica quando è 
													il momento di cambiare, 
													anche se noi non lo 
													riconosciamo o cerchiamo di 
													resistere. Emergono qui, in 
													forma inconscia ma concreta, 
													le figure mitologiche 
													dell’Eroe e del Labirinto: 
													ognuno di noi, eroe della 
													propria vita, entra nel 
													labirinto della crisi che 
													pare senza uscita. Qui deve 
													riconoscere, affrontare e 
													vincere i propri fantasmi 
													interiori (il famoso 
													Minotauro del mito) e 
													ritrovare l’uscita: per fare 
													ciò, deve essere guidato dal 
													legame con la propria 
													interiorità (il filo di 
													Arianna) e attingere a 
													capacità personali 
													sconosciute, che fanno di 
													lui un uomo nuovo, più 
													padrone di se stesso e della 
													propria esistenza.
 
 Chi è più a rischio
 •Persone che hanno vissuto 
													la prima parte della vita in 
													contesti depressivi o 
													traumatici (per esempio, 
													malattia e/o perdita di un 
													genitore, violenze fisiche o 
													psicologiche, depressione 
													cronica di un familiare, 
													sradicamento improvviso dal 
													luogo di origine, visione di 
													fatti raccapriccianti, 
													condizioni psico-sociali 
													disastrate) che ne hanno 
													minato la fiducia di base e 
													la sicurezza in se stesse.
 •Persone che non riescono a 
													sottrarsi a situazione 
													cariche di sofferenza o che 
													richiedono un prolungato 
													dispendio energetico.
 •Persone che non abbandonano 
													o non modificano uno stile 
													di vita nel quale da tempo 
													non si riconoscono più.
 •Persone con tratti di 
													personalità dipendente, che 
													si appoggiano agli altri 
													nella maggior parte delle 
													situazioni che vivono.
 •Persone che hanno uno o più 
													familiari che soffrono o 
													hanno sofferto di 
													depressione, sia monopolare 
													che bipolare, o di 
													schizofrenia.
 
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						|  | DONNE E INVECCHIAMENTO DA 
						STRESS (a cura di 
						Servizi Medici Aziendali) |  
					
						| 
						La 
						notizia ha fatto il giro del mondo: uno studio condotto 
						alla University of California di San Francisco 
						ha dimostrato come lo stress emotivo possa provocare un 
						invecchiamento cellulare prematuro e un indebolimento 
						del sistema immunitario, oltre che visibili segni 
						esteriori (rughe precoci, capelli grigi). Più che lo stress emotivo (causato soprattutto da 
						esperienze di perdita, di conflitto e di dolore come un 
						divorzio, l'assistenza a un malato cronico o terminale, 
						un licenziamento), si tratta di un suo particolare 
						effetto collaterale: l'accorciamento dei telomeri, 
						porzioni di DNA situate al termine di ogni cromosoma, 
						con il compito di proteggere i cromosomi durante la 
						divisione cellulare; con il passare degli anni, ogni 
						volta che la cellula si divide, si accorciano, fino a 
						che la loro lunghezza non è più in grado di proteggere 
						la cellula che si riproduce in modo scorretto, generando 
						l'invecchiamento.
 I ricercatori, confrontando i campioni sanguigni di 58 
						madri (giovani e di mezza età, comunque in premenopausa), 
						38 delle quali dovevano prendersi cura di un figlio 
						affetto da una malattia cronica, hanno scoperto che 
						queste ultime avevano telomeri più ridotti, livelli 
						minori dell'enzima telomerase (necessario a 
						ricostruirli) e molecole di radicali liberi in quantità.
 Lo stress fa invecchiare le donne? Forse è una 
						conclusione troppo affrettata.
 Certo, l'intuizione poetica del grande Hoelderlin due 
						secoli fa, aveva già scoperto che "il dolore piega 
						violentemente la vita". Difatti, gli stessi esperti, 
						dopo la recente scoperta, invitano ad ulteriori studi, 
						anche sugli uomini.
 Si rischia infatti di mal interpretarla, provocando un 
						effetto depressivo sulle donne (soprattutto su quelle 
						che coraggiosamente ogni giorno affrontano la 
						sofferenza, la propria o quella dei propri cari), se 
						l'effetto dello stress viene circoscritto ad esse 
						soltanto.
 Se il femminile è psichicamente più portato alla cura, 
						alla compassione e alla socializzazione, come sostengono 
						molti psicologi, ciò è un bene per la salute fisica e 
						psichica.
 L'invecchiamento precoce in seguito a stress da un punto 
						di vista psicoanalitico è da attribuirsi a un 
						rafforzamento del masochismo primario (tradizionalmente 
						patito dalle donne soprattutto -ma anche dagli uomini- a 
						livello inconscio), quindi i medici, a chi ne è vittima, 
						oltre a yoga e meditazione, consigliano un'analisi 
						approfondita della problematica.
 
						 
 
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